Episodio 15 - Il gigante egoista - B2 (Upper intermediate)

 

Benvenuto su Italiando Storie, il podcast di storytelling in lingua italiana per arricchire il tuo italiano e la tua mente.  

Sono Silvia e sono qui per raccontarvi delle storie attraverso le quali far crescere il vostro italiano. Alcune delle storie che racconto sono famose, altre meno, ma sono tutte riscritte da me, quindi riadattate per essere capite dagli studenti che stanno imparando italiano. Per aiutarvi nella scelta del podcast, indico sempre nel titolo il livello linguistico dell’ascolto.  

Se avete bisogno dello script, del testo di questo episodio, compresa la parte di conversazione prima e dopo la storia, scrivetemi a italiando.learnitalian@gmail.com, ripeto in inglese italiando.learnitalian@gmail.com o ai link che trovate nella descrizione del video del podcast su Youtube. Per il momento dovete richiedermi lo script ma, sappiate che ho in progetto di creare un sito apposito dove raccogliere tutte le storie.  

La storia di oggi è una storia che potreste aver già sentito. E’ una storia di Oscar Wilde. Sono sicura che questo nome vi sarà familiare. Oscar Wilde è infatti stato un famosissimo scrittore, noto principalmente per il romanzo ‘ Il ritratto di Dorian Gray.  La storia di oggi però è un'altra storia di Oscar Wilde, una storia che ho riscritto per voi: per chi già la conosce, fatemi sapere se vi piace la versione in italiano e per chi invece non la conosce, spero vi piaccia come piace a me.  

E’ una storia che parla di egoismo e al tempo stesso del suo opposto, la condivisione. Cosa significa condivisione? Significa usare o vivere una cosa (un luogo, un oggetto o un’esperienza) insieme a una o più persone. Condividere è dividere qualcosa insieme con le altre persone.  Per voi è facile condividere?  

Se penso alla parola condivisione, il primo immediato pensiero è un'altra parola: convivenza. In passato ho avuto molte esperienze di convivenza: ho condiviso la casa con diverse amiche, durante e dopo il periodo universitario, ho condiviso la casa con diverse famiglie australiane e spagnole all’estero ed ora condivido la casa con il mio ragazzo.  Condividere non è sicuramente semplice: bisogna imparare a condividere gli spazi, gli oggetti e a rispettare le diversità degli altri. Ma se devo tirare le somme, ovvero se devo valutare nel complesso queste esperienze di convivenza, di condivisione, non posso fare altro che sorridere e pensare “rifarei tutto di nuovo”.   

Ma ora, vediamo assieme alcune delle parole della storia di oggi.  

La prima parola è GIGANTE, GIGANTE. Il protagonista di questa storia è un gigante. Gigante può essere sia un aggettivo per indicare qualcosa o qualcuno di molto grande, di grandi dimensioni, ma anche un nome, un sostantivo. Gigante infatti è una creatura leggendaria molto alta, e spesso nemmeno particolarmente attraente.  

La seconda parola è MURO, MURO. Un muro è una struttura muraria. Il muro può essere fatto in pietre, in mattoni, in cemento e in molti altri materiali. Il muro solitamente segna i limiti, i confini di uno spazio, ad esempio di una casa, di una proprietà. Un muro molto noto, molto famoso storicamente è il muro di Berlino, che divideva la città in Berlino est e Berlino ovest.  

La terza parola è VIETATO, VIETATO. Una cosa vietata non è permessa, è proibita. Nei cartelli spesso si indica un divieto con una barra che attraversa il cartello stesso. Quando entrate in un bar ad esempio, spesso c’è una porta sopra la quale c’è un cartello che indica un divieto, ovvero il divieto di entrare: non possiamo entrare da quella porta perché è privata.  

La quinta parola è ACCORGERSI, ACCORGERSI. Accorgersi è un verbo, più precisamente un verbo riflessivo, nella storia infatti lo trovate così “si accorse”. Quando mi accorgo di qualcosa, mi rendo conto dell’esistenza di quella cosa, prendo consapevolezza di quella cosa, consapevolezza che prima non avevo. Ad esempio “ho cercato la collana tutto il giorno per poi accorgermi che ce l’avevo addosso”.  

 La sesta e ultima parola è INTRUFOLARSI, INTRUFOLARSI. Anche questo è un verbo riflessivo. Nella storia lo trovate nella forma “si erano intrufolati dentro”. Significa introdurre qualcosa o qualcuno in un posto di nascosto, ovvero senza farsi vedere. Ad esempio “Giacomo si è intrufolato alla festa senza essere invitato” o peggio “il ladro si intrufolò in casa senza farsi né vedere né sentire”. 

Bene, queste erano alcune delle parole della storia di oggi. Ora, mettetevi comodi e preparatevi ad ascoltare la storia.  

 IL GIGANTE EGOISTA 

C’era una volta un gigante che era andato a trovare il suo amico orco che non vedeva da un po'. Il gigante e l’orco, dopo un lungo abbraccio e qualche chiacchera, avevano deciso insieme di fare un lungo viaggio in giro per il mondo. 

La casa del gigante aveva un grande giardino pieno di alberi e fiori meravigliosi. Il gigante prima di andare via infatti aveva salutato ogni singolo albero ed ogni singolo fiore con amore. Aveva salutato proprio tutti, il cipresso, la quercia, il platano ma anche le margherite, le orchidee, le rose ed i tulipani. “Che bel giardino che lascio. Ci vediamo presto” aveva detto sospirando, uscendo dal cancello. 

Durante il lungo viaggio del gigante però, tutti i bambini del paese, visto che lui non era più lì, avevano iniziato ad andarci a giocare ogni giorno. Si divertivano un sacco giocando e ridendo tutto il giorno tutti i giorni.  

Ma, dopo sette lunghi anni, il gigante ritornò e vide tutti quei bambini giocare nel suo amato giardino.  

“Cosa state facendooooo?” urlò con rabbia 

“Andate subito via dal mio giardinoooo”. I bambini chiaramente scapparono subito via spaventati.  

Il gigante era fuori di sé : “Come si sono permessi, quei bambocchi..”.  

Decise di costruire un muro per impedire che tornassero di nuovo. 
Una volta finito il muro, ci mise sopra un gran cartello con scritto “VIETATO ENTRARE” e si chiuse dentro casa.  
Era inverno, e finalmente il gigante poteva godersi il suo bel giardino in santa pace e senza tutte le urla dei bambini. 

I bambini del paese ci rimasero molto male per il gesto egoista del gigante, ma non potevano farci nulla: dovevano trovare un altro posto dove giocare.  

Arrivò la primavera ed il gigante ogni giorno controllava che nel suo giardino non ci fossero bambini. Un giorno però si accorse di una cosa strana: fuori dal muro del suo giardino gli alberi e i fiori ricoprivano i prati e riempivano campi, mentre dentro al suo giardino sembrava ancora inverno con ghiaccio e neve ovunque… 

“mmm...che strano” disse fra sé e sé. “sembra che il tempo si sia fermato qui nel mio giardino”.  Il gigante però fece finta di niente e continuò a vivere rinchiuso dentro le mura del suo giardino. 

Passarono i mesi e arrivò anche l’estate ma dentro il giardino del gigante c'era ancora l’inverno: neve e ghiaccio dappertutto. 

Senza i bambini il suo giardino si era rifiutato di tornare vivo e pieno di fiori! Questo però il gigante non lo aveva capito 

Il gigante, con tutto quel continuo freddo si ammalò “etchiuuu”. Passava le sue giornate a letto, controllando sempre dalla finestra che nel suo giardino non ci fossero bambini. 

 
Arrivò l’autunno e poi un altro inverno, finché il gigante, sempre più malato e solo, sentì il canto di un uccellino...  “wow...bellissimo”. Al gigante quello era sembrato il canto più bello del mondo. 

 Si alzò a fatica per vedere da dove arrivasse quella melodia e notò un uccellino fermo sul davanzale che cantava felice. 

Il cuore del gigante si riempì di felicità: finalmente anche nel suo giardino gli uccellini erano tornati a cantare! Poi si sporse dalla finestra e guardò giù nel suo giardino. 

C’erano tre bambini che giocavano felici, e ovunque correvano, facevano sparire il ghiaccio e la neve dal suo giardino, riportando i fiori e l’allegria. 

I tre bambini avevano fatto un buco nel muro e si erano intrufolati dentro. 

Il gigante finalmente capì il perché di tutto: era solo grazie ai bambini se adesso anche nel suo giardino era tornata la primavera e gli uccellini avevano ripreso a cantare. 
Il gigante scese in giardino. I bambini, quando lo videro, scapparono terrorizzati e si nascosero dietro il tronco di alcuni alberi. 

Ma il gigante li rassicurò subito: 
Tranquilli, non voglio farvi del male bambini, anzi... ho appena deciso che voglio ridarvi tutto il mio giardino!” 

E cominciò subito a buttare giù il muro che aveva costruito. 
Man mano che lo buttava giù, invece di sentirsi stanco, si sentiva sempre più pieno di forza e vigore, ed il suo cuore si riempiva di gioia. 

Tra i bambini del paese si sparse subito la voce che il gigante era diventato buono, e il suo splendido giardino si riempì di nuovo di bambini felici e giocosi. 
Da quel giorno in quel giardino fu sempre primavera. 

FINE 

Vi è piaciuta la storia di oggi?  

Spero Oscar Wilde non si arrabbierà con me per aver leggermente rivisitato la sua storia. Una cosa che sicuramente non ho cambiato è la morale di questa storia. Non so se si può parlare di una sola morale in questo caso. Io personalmente vedo molte morali all’interno di questa storia: la prima è sicuramente che non esiste felicità senza condivisione. Una bella e costosissima casa non è altro che un insieme di mura e oggetti se non la si riempie di persone, di momenti trascorsi assieme e di storia. Il giardino del gigante senza i bambini non è poi così bello, no?.  E poi, questa storia ci insegna che non è mai tardi per migliorare, per cambiare: il gigante si pente solo alla fine, trascorre quasi un anno nella sua solitudine e nel freddo dell’inverno prima di aprire gli occhi sulla realtà.  

Voi che morale trovate invece in questa storia?  

Come sempre, vi auguro una buonissima giornata e ci risentiamo al prossimo podcast, alla prossima storia! Ciao!  

 
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