Benvenuto su Italiando Storie, il podcast di storytelling in lingua italiana per arricchire il tuo italiano e la tua mente.
Sono Silvia e sono qui per raccontarvi delle storie attraverso le quali far crescere il vostro italiano. Alcune delle storie che racconto sono famose, altre meno, ma sono tutte riscritte da me, quindi riadattate per essere capite dagli studenti che stanno imparando italiano. Per aiutarvi nella scelta del podcast, indico sempre nel titolo il livello linguistico dell’ascolto. Potete trovare l’intero testo del podcast nel sito www.italiando-learnitalianwithsilvia.com, nella sezione Podcast. Ti piace Italiando Storie e vuoi supportare la crescita di questo progetto? Beh, sappi che Italiando è anche su Patreon, trovi il link in tutte le pagine social di Italiando: grazie per il tuo supporto!
Ebbene sì! Sono ancora viva. Ecco finalmente un nuovo episodio di Italiando Storie dopo un lungo periodo di assenza. E’ passato un po' di tempo dall’ultima storia: vi chiedo ufficialmente scusa, chiedo venia. In questi mesi, alcuni di voi mi hanno richiesto nuove storie, facendo i complimenti al podcast e, devo dire che sono molto felice di avere ricevuto questo riscontro positivo. Purtroppo, ho avuto davvero poco tempo nell’ultimo periodo da dedicare a questa attività che amo, ovvero raccontare storie. Sapete come si dice? Meglio poco ma fatto bene. Cosa significa? Significa che è meglio dedicarsi a un progetto o un’attività con impegno e con qualità seppur con meno frequenza piuttosto che fare sempre tante cose ma fatte male.
Comunque, come state? Spero bene! Spero che questo 2021 stia procedendo bene per tutti voi e che voi e le vostre famiglie stiate bene. Spero che Italiando Storie possa essere per voi una piccola fuga dall’emergenza sanitaria che tutto il mondo sta ancora purtroppo vivendo.
La storia di oggi è una storia che parla di buona educazione, di buone maniere. Sono dell’opinione che, con le buone maniere si possa ottenere moltissimo. L’utilizzo di un tempo verbale piuttosto che un altro può cambiare il tono del discorso, farci suonare educati o maleducati. Sono sicura che, con questa storia, vi ricorderete come richiedere qualcosa in modo educato in italiano per evitare spiacevoli o imbarazzanti conversazioni.
Ma ora, vediamo subito assieme alcune delle parole della storia di oggi.
La prima parola è il verbo TRAPIANTARE, che nella storia trovate coniugato al congiuntivo. Trapiantare significa estrarre una pianta con le radici da un terreno e trasferirla/spostarla in altra sede, in un vaso ad esempio. Ricordate però che non si trapiantano solo le piante. Trapiantare viene utilizzato anche come sinonimo di “trasferire”, infatti si può trapiantare una moda in un altro paese, o trapiantare una specie animale in una nuova area geografica o anche trapiantare un organo.
La seconda parola è BOCCIOLO. Un bocciolo è un fiore che non si è ancora aperto, che è ancora chiuso.
La terza parola è BANDO. Un bando è un annuncio pubblico, un avviso pubblico. I bandi di concorso sono ad esempio gli annunci di gare create da enti pubblici o meno per assegnare determinati posti di lavoro o progetti.
La quarta parola è il verbo SECCARSI. Seccarsi significa, come suggerisce la parola, diventare secco, asciutto: ad esempio, “il caldo ha seccato la terra”. Attenzione! Questo verbo ha anche un secondo significato che è quello di “dare fastidio a qualcuno”, ad esempio “Paolo mi chiama a tutte le ore, mi ha proprio seccata, che seccatura!”.
La quinta e ultima parola è il verbo ANNUIRE. Annuire significa semplicemente dire di sì in segno di approvazione facendo un cenno, di solito un movimento con la testa in su e in giù.
Bene, queste erano alcune delle parole della storia di oggi. Ora, mettetevi comodi e preparatevi ad ascoltare la storia.
L'ERBA ‘VOGLIO’
C'era una volta un re che diceva sempre “voglio, voglio” e non diceva mai “per favore”. Un giorno mentre passeggiava nel bosco incontrò un'erba che aveva dei fiorellini gialli tanto carini.
Quei fiorellini gialli piacquero moltissimo al re, che pensò:
"Quest'erba fa dei fiori molto più belli di quelli del mio giardino. Non è giusto che sia qui nel bosco."
Il re comandò subito al suo seguito: "Voglio che quell'erba sia portata nel giardino reale e messa sotto la mia finestra, perché' voglio vedere i fiorellini gialli la mattina quando mi sveglio. Voglio che il giardiniere venga immediatamente qui a prendere l'erba e la trapianti subito nella reggia."
E così fu. Ma le cose non andarono come il re voleva: nel trasporto dal bosco ai giardini reali i fiorellini gialli si staccarono dall'erba ed anche quando l'erba fu trapiantata i fiorellini gialli non crescevano.
Tutte le mattine il re, quando si svegliava, apriva la finestra e guardava se l'erba aveva fatto i fiorellini gialli, ma non si vedevano neppure i boccioli. Il re si metteva a strillare:
"Voglio i miei fiorellini gialli, che mi piacciono tanto! Voglio i fiorellini gialli, che mi piacciono tanto! Voglio che il giardiniere venga qui immediatamente! Voglio che l'erba sia innaffiata tutti i giorni, anzi due volte al giorno, voglio che gli sia messo il miglior concime, voglio i fiorellini gialli"
Il povero giardiniere faceva di tutto, ma i fiorellini gialli non crescevano.
Il re disperato fece un bando in cui si diceva che chi sarebbe stato capace di far crescere i fiorellini gialli, sarebbe stato nominato principe.
Vennero giardinieri da tutte le parti del mondo. Il re li portava nel giardino e gli diceva:
"Voglio che quell'erba faccia i fiorellini gialli: mi piacciono tanto! Fate di tutto per farli crescere! Se ci riuscite diverrete un principe."
I giardinieri non ottenevano nessun risultato e l'erba stava cominciando a seccarsi. Il re si disperava sempre di più ma non sapeva che fare.
Un giorno arrivò a palazzo uno strano personaggio con un cappello alto alto che disse al re:
"Io sono il mago Barbablù' e so come far crescere l'erba che fa i fiorellini gialli."
"Voglio saperlo! Voglio saperlo!" gridò subito il re.
Il mago sorrise: "Non so se vostra maestà ne sarà capace. Bisogna chiedere all'erba di crescere sempre per favore e non bisogna mai dire la parola 'voglio' in presenza, ne' all'erba, ne' a nessun altro. Non appena l'erba sente 'voglio', smette di crescere, anche se sta nei giardini del re."
Il re dapprima si arrabbiò moltissimo; pensò:
"A sentire questo insolente non dovrei dire 'voglio'. Io che sono il re! Che sono diventato re a fare, se non posso nemmeno dire 'voglio' in presenza di un erba. E poi l'erba sta proprio sotto le mie finestre: non potrei mai più dire 'voglio' a nessuno. Non ne sarei capace!".
Il re stava quasi per comandare: "Guardie, voglio che prendete il mago Barbablù' e gli tagliate la testa! Voglio che impari che non si parla così ad un re.", quando si rese conto che, se faceva così, non avrebbe mai più visto quei bei fiorellini gialli: gli venne quasi da piangere.
Cercò di calmarsi e disse:
"Mago Barbablù', ti ringrazio moltissimo dei tuoi consigli, mi sei stato davvero utilissimo. Se quello che hai detto è vero, voglio, anzi desidero che tu sia nominato principe; ma sta attento: se mi hai mentito ti taglio subito la testa!".
Finite le udienze il re uscì di corsa ed andò subito nel giardino dall'erba e le disse:
"Erba, erbuccia mia, vorrei tanto veder crescere quei fiorellini gialli che a me piacciono tanto. Potresti farmi questo favore? Ti innaffierò quando vuoi e ti porterò i migliori concimi."
Il re ebbe l'impressione che l'erba annuisse.
La mattina dopo, quando il re si affacciò alla finestra, vide che l'erba aveva fatto dei bellissimi fiorellini gialli. Il re fu contentissimo: nominò principe il mago Barbablù' e gli fece sposare una sua figlia. Si fece una grande festa, che durò tre giorni: da tutte le parti del regno vennero principi e principesse, baroni e baronesse, dame e cavalieri.
Da quel giorno in poi il re non disse mai più “ voglio” e fu sempre gentile con tutti.
FINE
Allora, vi è piaciuta la storia di oggi?
Spesso quando un bambino capriccioso esige qualcosa utilizzando la parola “voglio” i genitori gli insegnano a utilizzare il condizionale, ovvero a dire “vorrei” perché più gentile ed educato. Ricordo perfettamente tutte le volte che mia madre mi diceva “Silvia, “voglio” non esiste nemmeno nel giardino del re”. E faceva bene!
Utilizzando “vorrei” al posto di “voglio” mostriamo rispetto verso la persona con cui stiamo parlando e, probabilmente, verremo ascoltati e accontentati nella nostra richiesta. Con la gentilezza e la calma, si ottiene molto di più rispetto all’utilizzo di prepotenza e maleducazione.
Bene, dopo questa piccola perla di vita, è arrivato il momento di salutarsi. Io come sempre vi auguro una buonissima giornata e ci sentiamo presto con un nuovo episodio di Italiando Storie! Ciao!