Episodio 21 - La principessa delle nevi - B2 (Upper Intermediate)

 

Benvenuto su Italiando Storie, il podcast di storytelling in lingua italiana per arricchire il tuo italiano e la tua mente.  

Sono Silvia e sono qui per raccontarvi delle storie attraverso le quali far crescere il vostro italiano. Alcune delle storie che racconto sono famose, altre meno, ma sono tutte riscritte da me, quindi riadattate per essere capite dagli studenti che stanno imparando italiano. Per aiutarvi nella scelta del podcast, indico sempre nel titolo il livello linguistico dell’ascolto.  

Se avete bisogno dello script, del testo di questo episodio, compresa la parte di conversazione prima e dopo la storia, scrivetemi a italiando.learnitalian@gmail.com, ripeto in inglese italiando.learnitalian@gmail.com o ai link che trovate nella descrizione del video del podcast su Youtube. Per il momento dovete richiedermi lo script ma, sappiate che il sito dove saranno presenti tutti i testi di Italiando Storie uscirà a breve: ancora un po’ di pazienza.  

La storia di oggi è ambientata nella Marmolada, il gruppo montuoso più alto delle Dolomiti: per questa ragione è infatti soprannominato “la regina delle Dolomiti”. Come vi ho già confessato più volte in questo podcast io sono una grande amante della montagna e in particolare delle Dolomiti ed è da quando sono piccola che rimango affascinata dalle storie e dalle leggende che si nascondono dietro questi luoghi meravigliosi. 

La storia di oggi è una storia che parla di amore e sacrificio. Voi cosa saresti disposti a sacrificare per le persone che amate?  

Ma ora, vediamo assieme alcune delle parole della storia di oggi. 

La prima parola è il verbo ERGERSI, ERGERSI. Lo trovate nella storia sotto la forma di “si ergeva”.  Significa alzarsi, levarsi in alto. Spesso viene utilizzato per indicare la locazione di una cosa, di una persona, di un oggetto o di un luogo che puntano verso l’alto.  

La seconda parola è LIQUEFARE, LIQUEFARE. Quando una sostanza passa da uno stato gassoso o solido a liquido si dice si è liquefatto. L’altro giorno qui ha nevicato ma con il sole la neve si è sciolta, si è liquefatta.  

La terza parola è INSOPPORTABILE, INSOPPORTABILE.  Io personalmente trovo insopportabili i dibattiti fra politici in tv che si urlano dietro, parlando uno sopra l’altro. Qualcosa di insopportabile è difficile da tollerare, da accettare. Quando fa molto caldo si parla di caldo insopportabile.  

La quarta parola è MIOPE, MIOPE. Se sei miope, sei affetto da miopia: hai un difetto alla vista e i soggetti distanti ti appaiono sfocati.  

La quinta e ultima parola è SCOPPIARE IN SINGHIOZZI, SCOPPIARE IN SINGHIOZZI. Ora scoppierò in singhiozzi, siete pronti? (verso). Ecco, perdonatemi. Quando piangi fortemente, in modo affannoso, è possibile che scoppi in singhiozzi.  

Bene, queste erano alcune delle parole della storia di oggi. Ora, mettetevi comodi e preparatevi ad ascoltare la storia.  

LA PRINCIPESSA DELLE NEVI

C’era una volta un palazzo reale, nel quale vivevano un re ed una regina. Avevano tutto dalla vita: erano giovani, belli, amati dal popolo ed avevano anche un figlio maschio adorato da tutti.  

Ma sembrava mancare qualcosa a completare questo quadretto idilliaco... 

 “Un reame senza principesse è come un giardino senza rose”, dicevano i sudditi tristi e triste era il re e più triste ancora era la regina Chiomadoro. La regina sospirava sempre e per non addolorare il re coi suoi sospiri, usciva a sospirare e a piangere sul torrione del castello. 
Il castello si trovava sopra una collina; e di fronte alla collina si ergeva la Marmolada e sulla Marmolada si ergeva il palazzo di ghiaccio della regina delle nevi. 

La regina delle nevi, benché avesse il cuore di gelo, un po’ si commosse e un po’ si seccò di quei sospiri e un giorno, affacciatasi al balcone si sporse, guardò in giù e chiese: 
“Chi piange nella valle?” 
“Io, la tua vicina Chiomadoro”, rispose la regina del reame. 
“E perché piangi?” 
“Perché sono infelice.” 
La regina delle nevi spalancò gli occhi e la bocca. 

“Tu? e come mai? Sei regina, sei bella, sei giovane, tuo marito ti ama e ti ama il tuo popolo, e se non erro hai anche un principino”. 
“È vero”, sospirò la regina Chiomadoro, “Il principe è buono, bello e virtuoso ma studia da mattina a sera per diventare un saggio sovrano, e nelle ore in cui gli altri bimbi si divertono e vanno a passeggio con la mamma, egli tira di scherma e monta a cavallo per diventare un robusto sovrano, e io lo vedo così di rado che invidio tutti i bimbi senza corona e le mamme di quei bimbi”. 

E quindi?”, chiese la regina delle nevi.  

“E quindi vorrei avere una principessa...”. 
 

La regina delle nevi, colpita dalla tristezza di Chiomadoro, le chiese di aspettare due minuti.  
Dopo due minuti, rientrò un momento nel suo palazzo e, quando si affacciò, lasciò cadere nel giardino di fronte una culla rosa con dentro una principessina di neve. 
Tutto il regno fu estremamente contento e accolse con gioia l’arrivo della principessina. 

 
Ma presto cominciarono i guai. 
Quella principessina non poteva vivere che all’ombra, perché il sole l’avrebbe liquefatta: per questa ragione la chiamarono principessa Ombretta.  Allora il sovrano, d’accordo coi suoi sudditi, decretò che dal suo regno fosse abolito il sole. E così fu. 
Nel regno si capovolse il corso della vita; di giorno si dormiva e di notte si lavorava. Tutto inizialmente sembrò facile e nessuno trovò così difficile il sacrificio; amavano talmente tanto la loro principessa che avrebbero dato la vita per lei. 
Poi a poco a poco l’esistenza divenne insopportabile. La gente non riusciva più a lavorare, aveva perso l’energia ed il buon umore. Arrivarono nel regno miseria e malinconia. Non si viveva più bene in quel regno ma nessuno osava confessarlo per non recare danno alla piccola principessa di neve. 

 
La principessa Ombretta intanto era cresciuta ed era una pallida graziosa creatura tutta piena di amore e di bontà. Seppure in salute, Ombretta soffriva per la tristezza che vedeva crescere ogni giorno di più in tutto il reame. Sapeva che qualcosa non andava ma quando chiedeva spiegazione ai genitori, questi ultimi le rispondevano “non c’è alcun problema mia cara: siamo tutti felici qui a palazzo e anche tutto il popolo lo è, e tutti ti adorano, sei la gioia di tutti”.  

Ombretta sapeva però che nascondevano un segreto. Pensò quindi di andare a interrogare una donna sapiente che abitava nei boschi. Per uscire inosservata dalla reggia si travestì da contadina, così quando bussò alla porta della donna sapiente e le sedette dinanzi, questa, che era molto miope, non la riconobbe. 

"Buongiorno", disse la donna sapiente, “in che posso servirti?” 
“Vorrei sapere perché sono tutti tristi nel reame” 

“E chi non lo sarebbe? Essendo destinato a morire?” 

“A morire?!” rispose sbigottita Ombretta. 

“E come si fa a vivere senza sole?” 

“Il sole? e che cos’è il sole?” 

“Ah, è vero è vero, tu non puoi conoscerlo, perché sei tanto giovane, e da quando è nata la principessina Ombretta, pena la morte, non si può neppure nominare il sole, ma il sole è la ragione e la vita del mondo; il sole fa germogliare e fa vivere. Ombretta però è fatta di neve e il sole la scioglierebbe, la ucciderebbe”. 

 
Durante il racconto della donna la povera Ombretta era scoppiata in singhiozzi ed era uscita dalla capanna, decisa a morire piuttosto che a ritornare nella reggia dove tutti soffrivano a causa sua. 

La donna sapiente si rese conto della vera identità della bambina e subito ritrattò quello che aveva appena svelato:  

“Principessa, principessa, perdonami, ho scherzato, ho mentito, ti ho fatto uno scherzo. Ora però, torna a casa tua perché il sole sta per sorgere e ti potrà far male”. 

 

Ad Ombretta venne in mente un’idea, per risolvere questa situazione. “Meglio che tutti piangano la mia morte piuttosto che io viva col rimorso di averli uccisi tutti. Aspetterò il sole e mi farò uccidere così potrà tornare a scaldare tutti quanti”.  

 
Ed arrivò infine il sole.  Ombretta rimase abbagliata da tanta grandezza e da tanta meraviglia e capì come nel suo regno i suoi sudditi morivano per il dolore di averlo perduto. 
Il sole dolente di distruggere una creatura così bella afferrò al volo una nuvola e se ne coprì gridando alla principessa di neve: “Principessa Ombretta, chi ti ha lasciato uscire a quest’ora? Nasconditi in fretta perché ti sciolgo e mi dispiace toglierti la vita”
La principessina sorrise: “è giusto morire per una buona causa, per fare del bene”. 
Allora il sole, commosso da tanta bontà, allungò un raggio fino a lei e la portò a sé: “La tua generosità ti ha salvata, principessa, perché la bontà non muore mai e tu regnerai con me sul mondo.” 
Questo alla corte della principessina non si seppe. Si seppe dalla donna sapiente che ella aveva sacrificato la sua vita per amore dei suoi, e il luogo dove si credette che la piccola dolce principessa avesse lasciato la sua vita mortale fu intitolato al suo nome: Passo Ombretta.  

FINE 


Allora, vi è piaciuta la storia di oggi?  

Come avevo anticipato prima del racconto, è una storia che parla di amore e sacrificio. Fino a che punto è giusto sacrificarsi per chi amiamo? Fino a che punto sareste disposti a sacrificarvi per chi amate?  Lo so lo so, è una domanda difficile alla quale rispondere.  

Bene, detto questo, è arrivato il momento di salutarsi. Io come sempre vi auguro una buonissima giornata e ci sentiamo la settimana prossima con un nuovo episodio di Italiando Storie! Ciao!

 
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