La seconda parola è dolce (sostantivo, s.m.). Quando andiamo al ristorante, possiamo mangiare in ordine un antipasto, un primo piatto (un bel piatto di pasta ad esempio), un secondo e, se abbiamo ancora un posticino nello stomaco, un bel dolce. Un dessert. Un dolce è un qualsiasi alimento che ha come ingrediente fondamentale lo zucchero o il miele. Il mio dolce preferito è la torta cioccolato e pere.
La terza parola è pasticceria (sostantivo, s.f.). Se ami i dolci, come me, la pasticceria è un luogo magico. Si tratta infatti di un negozio dove si vendono dolci come ad esempio torte e pasticcini. Se amate le frittelle, a Venezia c’è una famosa pasticceria che si chiama ‘Tonolo’ dove, durante il periodo del Carnevale potete assaggiare delle frittelle strepitose.
La quarta parola è spalmare (verbo). Ogni mattina a colazione prendo il vasetto di burro d’arachidi e con un cucchiaino lo spalmo su una fetta biscottata. A volte invece spalmo della marmellata sul pane. Spalmare significa distendere sostanze semiliquide su una superficie solida.
La quinta parola è nocciola (sostantivo, s.f.). Mmmmmhh le nocciole. Adoro le nocciole. La nocciola è il frutto dell’albero del nocciolo. È un frutto piccolo, con un guscio duro marrone. Nel sito e nel pdf di questa storia trovate la foto.
La sesta parola è ricetta (sostantivo, s.f.). In questa storia la parola ricetta si riferisce a una ricetta di cucina. Io, quando cucino, ho sempre bisogno di avere la ricetta a portata di mano. La ricetta in cucina mi dà una spiegazione dettagliata di ingredienti, dosi o procedimenti per preparare un piatto, un dolce o una bevanda.
La settima e ultima parola è azienda (sostantivo, s.f.). La Apple è un’azienda. Google è un’azienda. Microsoft è un’azienda. Nike (con la pronuncia italiana è Nike) è un’azienda. Le aziende possono essere di vari tipi: aziende agricole, aziende commerciali, aziende statali etc... Un’azienda è un insieme di persone e di beni organizzato per raggiungere un fine economico attraverso lo svolgimento di attività di vario genere.
Bene, queste erano le parole chiave. Ora, mettetevi comodi e preparatevi ad ascoltare la storia di oggi.
LA NUTELLA
Siamo ad Alba in Piemonte, una regione dell’Italia nord-occidentale, al confine con Francia e Svizzera. È il 1943 e l’atmosfera non è delle migliori. In Italia è ancora in corso la Seconda guerra mondiale e per le strade della città non c’è nessuno, sono tutti chiusi in casa al riparo dalle bombe.
In questa atmosfera cupa e drammatica c’è una persona che pensa a tutt’altro che alla guerra. Si tratta di un uomo dotato di una creatività e di una determinazione fuori dal comune. Questi suoi due pregi lo portano a sperimentare e creare ogni giorno qualcosa di nuovo. Dalla sua casa, infatti, esce sempre un’ondata di profumo particolare. (mmmhhh). I vicini apprezzano.
Ma che cos’è questo profumo?
Questo giovane uomo sta lavorando con le mani un impasto di colore marrone. È stanco: ormai è da mesi che sta lavorando ogni giorno, ogni ora, senza sosta, a quell’impasto. Ha in mente un’idea precisa ma non riesce a concretizzarla fino in fondo: vi è mai capitato?
Ancora non sa cosa gli riserba il futuro, non sa che i suoi sforzi verranno ripagati e che è a un passo dal dare una svolta alla sua vita.
Quell’uomo si chiama Pietro Ferrero.
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Per raccontare bene questa storia però dobbiamo tornare un po’ indietro nel tempo, più precisamente di tre anni.
È il 1940 e Pietro è un giovane entusiasta pieno di sogni. Si è da poco trasferito a Torino, il capoluogo del Piemonte, con una grande voglia di intraprendenza, tipica dei giovani.
A Torino, infatti, apre un negozio di dolci la cui specialità sono i cioccolatini. Purtroppo, però non è esattamente il periodo ideale per aprire un’attività commerciale dato che di lì a poco scoppia la Seconda guerra mondiale.
Il mondo sta andando a rotoli e c’è crisi: nessuno entra nel suo negozio, nessuno può permettersi di acquistare cioccolato in tempi come quelli. Dall’entusiasmo iniziale Pietro passa alla più profonda tristezza, si sente perso: cosa ne sarà della sua attività?
Un giorno Pietro sta tornando a casa dalla sua pasticceria. È entrata in negozio solo una signora in tutta la giornata, e per giunta non ha acquistato niente. È scoraggiato dalla situazione e preoccupato per il futuro.
“come faccio a mandare avanti la pasticceria in questo modo?”
Nella via del ritorno, si ferma davanti a un cantiere. È mezzogiorno, è ora di pranzo. Pietro si ferma ad osservare un gruppo di operai seduti in cerchio: stanno pranzando con un panino dall’aspetto triste, o meglio, stanno pranzando con due fette di pane con dei pomodori all’interno. Non proprio un pranzo gustoso ed energico.
Rimane a osservarli lì per un po’ e piano piano riaffiora in lui l’entusiasmo perduto e gli si disegna un sorriso in faccia: sta nascendo in lui il fuoco di una nuova idea.
Torna a casa di fretta, si chiude nel suo laboratorio e si mette subito a lavorare alla sua idea: vuole creare un prodotto dolciario che sostituisca quei tristi pomodori nel panino. Vuole creare un prodotto al cioccolato energico, economico e delizioso che si possa spalmare sul pane.
Il fuoco della creatività si è riacceso in lui e lavora ogni giorno allo sviluppo della sua idea. Nel frattempo, però il negozio va male e lui è costretto a tornare ad Alba ma la sua mente continua a lavorare e gli dà la forza di andare avanti.
C’è però un problema. Un grosso problema. Dopo la Seconda guerra mondiale, il cacao (essenziale per fare il cioccolato) è difficilissimo da reperire ed è costosissimo. Ma Pietro non demorde e riesce a trasformare il problema in una grande opportunità.
“e se utilizzassi le nocciole oltre al cioccolato? Le nocciole sono buonissime qui”
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Ora facciamo un salto in avanti nel tempo.
È il 1946, la guerra è finita e Pietro è nel suo laboratorio ad Alba a lavorare un impasto marrone. È sera tardi e l’aspetto della pasta sembra diverso dal solito. Non è più quel pastone al cioccolato duro e difficile da spalmare sul pane. Questa volta il prodotto che ha creato è molto più morbido del solito, riesce facilmente a tagliarlo a fette con il coltello e il gusto è semplicemente divino. Forse è riuscito a trovare la giusta ricetta.
Corre dalla moglie e le fa assaggiare la sua nuova creazione.
“ehi amore...penso di aver trovato l’equilibrio perfetto. assaggia”
La moglie mette in bocca il cucchiaino.
“wow...è buonissimo”
Dopo mesi e mesi di prove Pietro ha trovato la giusta combinazione. Nasce così il gianduiotto, o meglio Giandujot: una specie di marmellata solida che viene prodotta in pani avvolti nella carta stagnola.
Il Giandujot piace a tutti, agli operai che ora hanno qualcosa di più sfizioso da mangiare a pranzo, ma soprattutto ai bambini. È un grande successo: il gianduiotto è il prodotto perfetto per dare la carica agli italiani nel dopoguerra.
Visto il grande successo, Pietro e la moglie Piera decidono di fare sul serio e allargano la produzione. Nel giro di poco tempo infatti fondano l’azienda Ferrero.
Pietro è instancabile e lavora ogni giorno con grande dedizione per far crescere l’azienda. Arriva però il 1949 e il nostro caro Pietro muore lasciando l’azienda al fratello Giovanni. Quest’ultimo lascerà poi la guida dell’azienda a Michele, un altro giovane uomo pieno di entusiasmo e intraprendenza. Deve essere proprio un tratto della famiglia Ferrero.
Michele vuole espandere la Ferrero e andare oltre i confini italiani: fonda quindi uno stabilimento in Germania ed esporta i prodotti in giro per il paese. E come va questa nuova impresa secondo voi? Eh sì, anche all’estero i prodotti della Ferrero sono garanzia di successo.
Michele però non è del tutto soddisfatto. Riconosce il potenziale della crema ideata dal nonno ma il nome che gli è stato dato, ovvero ‘Super crema’, non lo convince. Troppo banale. Deve trovare un nome facilmente pronunciabile in tutte le lingue europee.
“mmmh vediamo. La crema è fatta principalmente di nocciole. In inglese nocciola si dice ‘nut’. Pronunciamolo all’italiana...nut...nutella! Mi suona bene”
Ed è così che è nata la nostra amata nutella che ancora oggi è sugli scaffali di tutto il mondo.
FINE